E’ in atto una riforma della scuola che potrebbe portare a una differenziazione degli stipendi in base alla regione. E’ ormai obiettivo il fatto che l’Italia sia divisa in regioni che hanno costi di vita completamente differente. Vivere al nord significa avere molte più spese. Gli affitti, i ristoranti, i servizi primari, tutto ha un prezzo maggiormente elevato. Per non parlare di tutte quelle persone che hanno dovuto abbandonare la loro casa per trovare lavoro. Al costo del vitto e alloggio si aggiunge anche quello dei trasporti, che servono almeno una volta al mese per fare ritorno dai familiari.
L’idea del ministro dell’Istruzione e del merito Giuseppe Valditara sembra essere quindi accolta con condiscendenza da parte dei presidi della scuola italiana, come afferma Mario Rusconi, a capo dei presidi di Anp di Roma: “Molti docenti trovano posto di lavoro nelle regioni ma non accettano perché il costo della vita è troppo alto; è una misura che dovrebbe essere estesa anche ad altri impiegati. E’ un problema il fatto che l’Italia abbia una economia con costi della vita molto diversi, in più chi lavora al nord ha i costi legati al pendolarismo, perché due volte al mese almeno va a trovare la famiglia che si trova al sud. Certamente sul tema servirebbe una contrattazione sindacale apposita”.
Ed è a questo che sta pensando Giuseppe Valditara, che lo ha affermato nel corso di un intervento alla piattaforma di dialogo promossa da PwC e gruppo Gedi: “Dobbiamo avere il coraggio di togliere istruzione e ricerca dai vincoli di Maastricht. Chi vive e lavora a scuola in una regione d’Italia in cui più alto è il costo della vita potrebbe guadagnare di più, ma non credo che il contratto nazionale verrà toccato. Gli insegnanti devono essere in numero sufficiente, avere una preparazione adeguata e garantire la continuità educativa. Lanceremo un importante reclutamento. Abbiamo già incontrato i sindacati. E’ questione di settimane”.
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Non soltanto una differenziazione di stipendi in base al costo della vita, ma anche l’inserimento di finanziamenti privati. Secondo Giuseppe Valditara gli enti pubblici non riescono a ricoprire tutte le spese necessarie all’insegnamento e alla ricerca. E questa potrebbe essere una soluzione anche per trovare i fondi e coprire l’aumento degli stipendi previsto per i professori del Nord Italia. “Bisogna trovare nuove strade, anche sperimentali, di sinergia tra il sistema produttivo, la società civile e la scuola, per finanziare l’istruzione, oltre allo sforzo del governo.” Ovviamente si potrebbe incorrere in diversi problemi.
Uno di questi sarebbe che i privati potrebbero destinare i loro finanziamenti soltanto alle scuole di alcune regioni. Per risolvere questo inconveniente, Giuseppe Valditara ha pensato a una soluzione: “Creare un fondo perequativo centralizzato e ministeriale che ci consenta, con i fondi attratti per un liceo di Brescia, di finanziarne uno anche a Palermo o un istituto professionale a Caserta”. Sicuramente l’ingresso del privato nel pubblico sembra diventare necessario oggi che c’è una disparità di guadagni e di classi incredibile. Bisogna rendersi conto che con i fondi statali le scuole pubbliche non hanno fatto alcun passo in avanti.