Giulia Cecchettin, Filippo voleva un’altra occasione: “Cambierò”. Lei gli ha offerto anche la cena. Tutto quello che è successo

Giulia Cecchettin e Filippo Turetta ragazzi scomparsi

Le prometteva che sarebbe cambiato, che non sarebbe stato più ossessivo. Le doveva dare un’ultima possibilità. Filippo Turetta, presunto assassino di Giulia Cecchettin, voleva recuperare la fiducia della sua ex fidanzata. «Senza di te la mia vita non ha senso», le diceva. Le telecamere e il gip di Venezia, Bendetta Vitolo, come rivela il Gazzettino, fanno chiarezza su quello che è successo quel sabato sera, 11 novembre, quando Giulia ha lasciato la sua casa di Vigonovo raggiunta dall’ex fidanzato per non farvi più rientro.

Giulia è uscita di casa nel pomeriggio

Giulia è uscita di casa tra le 17.30 e le 18 dell’11 novembre per vedere il ragazzo con cui era stata fidanzata fino ad agosto, Filippo Turetta. I due avevano continuato a vedersi anche dopo la fine della loro storia e, quella sera, si erano dati appuntamento per fare un giro insieme al centro commerciale di Marghera e per raggiungerlo hanno utilizzato l’auto di lui, la Fiat Punto Nera targata FA015YE.

Il messaggio di Filippo alla mamma

Alle 20.22 Filippo ha mandato un messaggio su Whatsapp a sua mamma, Elisabetta Martini, avvisandola che avrebbe cenato fuori. Insieme a Giulia, avevano infatti deciso di fermarsi a mangiare all’interno dello stesso centro commerciale al Mc Donald’s. A pagare la cena di 17 euro e 80 della cena è stata Giulia con la sua carta di credito. A testimoniarlo è un messaggio relativo al pagamento arrivato via mail sulla sua casella di posta elettronica. I due si sono fermati alla Nave De Vero fino alle 22.45. Hanno poi lasciato il grande magazzino e alle 23.04 la Fiat Punto passava attraverso il Varco Est di ingresso a Vigonovo e, quattro minuti dopo, quello Ovest di uscita.

La prima aggressione nel parcheggio dell’asilo

L’auto si è poi fermata nel parcheggio dell’asilo di Vigonovo, vicino casa di Giulia, dove, alle 23.18 un residente della zona, ha sentito due persone litigare violentemente. Il testimone ha riferito alle forze dell’ordine «di aver udito una voce femminile urlare “così mi fai male” chiedendo ripetutamente aiuto», come si legge nell’ordinanza. E ha poi aggiunto «di aver visto un individuo calciare violentemente una sagoma che si trovava a terra». I due si sono poi allontanati a bordo di una Fiat Grande Punto di colore scuro di cui però «non era riuscito a scorgere il numero di targa». Lì, stando ad accertamenti successivi, sono state trovate delle tracce di sangue, un coltello da cucina con una lama di 21 centimetri senza manico e un’impronta parziale di una scarpa insanguinata.

La seconda aggressione in zona industriale a Fossò

La Punto è poi ripartita e alle 23.28 è transitata attraverso il Varco Ovest d’ingresso. Un minuto dopo, il telefono di Filippo Turetta ha agganciato la cella radio della zona industriale di Fossò. Alle 23.40 proprio i sistemi di videosorveglianza della ditta Dior hanno immortalato una persona che fugge via in strada in direzione di viale dell’Industria «inseguita da un’altra più veloce che la raggiunge e la scaraventa a terra».

Giulia cade sul marciapiede

Nell’ordinanza si legge ancora: «la persona inseguita cade violentemente a terra all’altezza del marciapiede» e da lì non si muove più. Nel video si vedono due persone che, dall’analisi della fisionomia, corrispondono a Giulia Cecchettin (alta un metro e 60) e Filippo Turetta (alto 1 metro e 88). Dai successivi accertamenti sulla via della strada industriale, le forze dell’ordine hanno trovato delle tracce di sangue in corrispondenza del marciapiede dove dalle telecamere si vede la persona cadere. Sempre lì, è stata rinvenuta «una porzione di nastro telato argentato intrinso di sostanza ematica – omissis – probabilmente applicato alla vittima per impedirle di gridare». Poco più avanti, c’era un’altra impronta parziale di scarpa insanguinata e una chiazza di sangue.

Cosa succede dopo

Dopo la caduta sul marciapiede, si vede il soggetto più alto che «torna di corsa sui suoi passi, esce dall’inquadratura e poco dopo una Fiat Grande Punto scura entra nel campo di ripresa della telecamera e si ferma in prossimità del luogo dove c’è l’altra persona». Dall’auto scende il conducente e carica a bordo l’altra persona «forse sul sedile posteriore e poi sale al posto di guida».

La fuga

La macchina è poi ripartita e alle 23.50 è stata vista mentre transitava attraverso il Varco Nord Uscita in via Provinciale. Alle 23.52 è stata immortalata dalla telecamera del casello di Dolo in direzione Noale e a mezzanotte e 43 del 12 novembre la Fiat Punto è transitata a Zero Branco in direzione Quinto di Treviso. All’una passava in via Roma a Villorba, otto minuti dopo a Spresiano, all’1.13 a Maserada sul Piave. Alle 9.07 la Punto ha lasciato il trevigiano ed è stata immortalata mentre transitava sulla Strada Statale 51 da Cortina d’Ampezzo in direzione di Dobbiacco.

Il ritrovamento del cadavere di Giulia

Una settimana dopo, il 18 novembre, è stato rinvenuto il corpo senza vita di Giulia Cecchettin in una zona di montagna distante circa due ore di auto dal luogo delle aggressioni in località Piancavallo di Aviano, nel pordenonese, lungo la strada turistica di Pian delle More. Il corpo si trovava «occultato in una nicchia naturale tra le rocce – omissis – parzialmente nascosto in un anfratto roccioso a circa una decina di metri di profondità rispetto alla strada».

L’arresto di Filippo Turetta

Filippo Turetta è fuggito per giorni ed è stato arrestato in Germania dove si trova tutt’ora in attesa dell’estradizione in Italia. «Con questa aggressione a più riprese e di inaudita ferocia ai danni della giovane ex fidanzata prossima alla laurea, ha dimostrato una totale incapacità di autocontrollo che è idonea a fondare un giudizio di estrema pericolosità e desta allarme in una società dove i femminicidi sono all’ordine del giorno – si legge nell’ordinanza di custodia cautelare – L’indagato appare inoltre un soggetto totalmente imprevedibile poiché, dopo aver condotto una vita all’insegna di un apparente normalità, ha improvvisamente posto in essere questo gesto folle e sconsiderato».

Il fatto così scandito e tutti gli elementi emersi dalle indagini «permettono di identificare una dinamica omicidiaria volontaria perpretrata mediante plurimi colpi di arma bianca (coltello nrd) con il tentativo di difesa da parte della vittima e il successivo occultamento di cadavere». A questo si aggiunge anche il fatto che «Giulia Cecchettin sia stata privata della libertà di movimento e trattenuta in auto dal Turetta nel lasso di tempo intercorso tra la prima e la seconda aggressione». Il timore è che «se non sottoposto alla massima misura (il carcere ndr) possa tentare nuovamente di sottrarsi alla giustizia – omissis – e il pericolo che l’indagato reiteri condotte violente nei confronti di altre donne».

Leggi anche: Giulia Cecchettin, Come sta Filippo Turetta in carcere: “L’ho visto, ecco cosa fa e cosa pensa”

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