Sarebbe stato un delitto d’onore quello consumatosi ieri a Sant’Antantimo, cittadina dell’interland napoletano, ancora una volta agli onori della cronaca dopo il caso di Giulia Tramontano, la 29enne incinta di sette mesi, assassinata a Senago dal compagno Alessandro, originaria della cittadina a nord di Napoli. Uno “scuorno” che ha provocato la morte di due cognati, e genitori di quattro bimbi. A perdere la vita sono stati Luigi Cammisa, operaio edile di 29 anni, sposato e padre di due figli, e sua cognata Maria Brigida Pesacane, 24enne, anche lei madre di due bimbi.
Autore del duplice omicidio il suocero 44enne Raffaele Caiazzo: nella sua mente si agitava un tarlo che ha roso e scavato fino alla fine, portandolo a commettere la strage. Era convinto che Luigi e Maria, rispettivamente suoi genero e nuora, avessero intrecciato una relazione sentimentale tradendo i suoi figli e portando la vergogna nella famiglia. Questi pensieri si sono trasformati in un’ossessione fatale, e ieri mattina – intorno alle sei e mezza – l’uomo ha aspettato che Luigi uscisse dalla casa di via Diaz per andare a lavorare, e lo ha ucciso con quattro colpi di pistola; subito dopo si è rimesso in macchina per raggiungere l’abitazione della nuora sapendo di trovarla da sola perché suo figlio, convivente della giovane, era già uscito. Ha bussato alla porta e l’ha uccisa appena la donna ha aperto sparandole altri 4 colpi di pistola: in una stanzetta poco distante dormivano i due figlioletti, e nipotini del killer, di due e quattro anni.
I colpi di pistola precedenti e successivi avevano già fatto scattare l’allarme di alcuni vicini, che hanno chiamato i carabinieri; ma quando sono giunti i militari della compagnia di Giugliano (diretti dal capitano Matteo Alborghetti), dell’assassino non c’erano più tracce. Caiazzo ha vagato per oltre due ore, mentre i militari gli davano la caccia in tutta l’area nord del Napoletano, anche con il sorvolo di un elicottero. Alla fine, verso l’ora di pranzo, si è costituito presentandosi alla stazione dei carabinieri di Gricignano d’Aversa.
La confessione Dopo la strage
Davanti al pm della Procura di Napoli Nord Lojodice il 44enne è subito apparso confuso. Ha ammesso il primo omicidio, sostenendo di non ricordare nulla di quello che è successo dopo. Scavando nel passato di quest’uomo devastato dall’idea dello scuorno – di una vergogna insostenibile di fronte a una relazione tra cognati della sua famiglia (sospetto che con ogni probabilità non trova alcun fondamento) – si trova solo qualche piccolo precedente che risale addirittura a quando era minorenne: «Ma io – ha detto agli inquirenti – i problemi con la droga ho cominciati ad averli già a 12 anni…».
Ha dunque ammesso di aver sparato al genero, dichiarando di avere la mente piena di ombre su ciò che ha fatto successivamente. Ma poi ha fornito quella che è quasi sicuramente la chiave di volta di tutto: «Ieri sera (mercoledì, ndr) ho avuto l’ennesima discussione con mio figlio. Io so che “quei due” avevano un rapporto, ma la mia famiglia non mi ha mai voluto dare ascolto – ha detto Caiazzo – Eppure io Luigi l’ho visto tre volte salire a casa di Maria… ma loro non mi ascoltavano: e ieri sera mio figlio mi ha minacciato: “Papà, se non la finisci con queste paranoie, se continui a insinuare queste falsità, allora io non ti faccio vedere più i nostri figli!”».
Ecco, il corto circuito nella mente già confusa dell’assassino sarebbe scattato di fronte al rischio di perdere i nipotini. Ma quell’ennesimo rimprovero, anziché portarlo a ragionare, lo ha indotto a chiudere i conti a modo suo. Con la pistola, per punire i presunti fedifraghi. Al termine dell’interrogatorio, durato tre ore e mezza e svoltosi alla presenza dell’avvocato difensore, il penalista Luigi Ciocio, il pm ha firmato il decreto di fermo per Caiazzo, ora accusato di duplice omicidio volontario. Restano ancora alcune caselle vuote: non si è trovata la pistola, non c’è ancora la confessione del secondo delitto. Difficile che la prima notte nel carcere di Poggioreale possa schiarirgli le idee. E in attesa dell’imminente udienza di convalida in cui il gip sarà chiamato a convalidare il fermo in arresto, la più tragica delle certezze è una sola: la morte assurda di due giovani trucidati senza avere colpe, e i loro bambini rimasti senza mamma e papà.