Seconda notte in carcere per Filippo Turetta, il 23enne Padovano, accusato del femminicidio della ex fidanzata Giulia Cecchettin. Dopo l’estradizione da Halle, in Germania, e il trasferimento in un carcere italiano, parla con il cappellano dell’istituto penitenziario. Venti minuti di colloquio con Fra Alberto, il cappellano di Montorio. Confessioni e probabili pentimenti sarebbero stati al centro del dialogo. Intanto sembra che Filippo stia assumendo ansiolitici per dormire. Mangia e dialoga con il compagno di cella.
I dubbi di Filippo
Oltre ai libri da leggere e occupare il tempo, Filippo sta ripetutamente chiedendo informazioni sul suo futuro alle guardie penitenziarie oltre che al suo avvocato e al cappellano. Avrebbe chiesto, inoltre, se potrà studiare e laurearsi. Al momento sta occupando le celle del reparto di infermeria dove lo monitorano 24 ore su 24. A giorni dovrebbe poi essere tradotto in un reparto “protetto“. Il trasferimento dovrebbe avvenire tra martedì e mercoledì dopo l’interrogatorio in presenza del suo avvocato.
Le testimonianze di chi lo vede
“Si sta ambientando” dicono le persone che lo vedono. Un mondo tutto nuovo, pieno di angoscia e sensi di colpa, rinchiuso dietro le sbarre a pensare e ripensare a quello che è accaduto e a quale sarà il suo futuro. Oggi il ragazzo vedrà di nuovo il suo avvocato ( per la seconda volta) Giovanni Caruso. Dopo il rapido colloquio di sabato, questa sarà la seconda volta che si vedranno.
Dovranno prepara la linea difensiva. Il legale avrà accesso agli atti depositati dalla procura di Venezia. Materiale che servirà ad andare oltre le otto pagine dell’ordinanza firmata il 20 novembre dal gip Benedetta Vitolo con le accuse di sequestro di persona e omicidio aggravato per l’assassinio di Giulia Cecchettin.
L’interrogatorio
Insieme all’avvocato potrà scegliere se restare in silenzio o rispondere alle domande del giudice, oppure, nel caso, lasciare una sua libera e spontanea dichiarazione. Un monologo, per fornire comunque una ricostruzione di quanto successo la notte di sabato 11 novembre e nei giorni successivi, con la fuga sulle montagne e poi in Austria e Germania. Ma senza l’obbligo di rispondere alle contestazioni dei magistrati.
Le parole di Filippo
Avrebbe già parlato anche se poco al cappellano. Fra Alberto, ovviamente, è coperto dal segreto. Ovviamente c’è la domanda di tanti che gli vorrebbero parlare, chiedergli cosa ha pensato del folle gesto. Come mai ha trascinato Giulia in macchina, perché l’ha colpita con tanta ferocia e perché poi l’ha trascinata tra i boschi.
La convinzione degli inquirenti, guidati dal procuratore Bruno Cherchi, è però un’altra. E dopo la scoperta dell’acquisto via web giorni prima del nastro adesivo usato per imbavagliare Giulia, e probabilmente per legarla, i carabinieri lavorano anche sui dispositivi informatici e sulle telecamere. Agli atti c’è quello che appare un sopralluogo alcune ore prima del delitto nella zona industriale di Fossò, dove Giulia ha cercato disperatamente di fuggire. L’autopsia di venerdì chiarirà anche la successione dei colpi. Se c’è stata — in riferimento ai rigidi canoni fissati dalla Cassazione — l’aggravante della «crudeltà».