Ad avere paura ora sono loro. Si sentono in pericolo. In carcere, si sa, gli stupratori non hanno vita facile, tanto che, per precauzione, dopo l’arresto, per evitare il contatto con altri detenuti, erano stati destinati a sezioni speciali. Ma evidentemente non è bastato, perché nelle celle dell’istituto di pena Pagliarelli di Palermo si è diffusa in un lampo la notizia dell’arrivo dei ragazzi accusati di aver fatto ubriacare e poi stuprato in gruppo Francesca (il nome è di fantasia), palermitana, 19 anni. Le minacce e gli insulti degli altri carcerati non si sono fatti attendere. Avvisaglie del clima che si respira tra le sbarre, denunciato dai familiari degli indagati che temono che qualcuno possa fare loro del male.
In una relazione di servizio indirizzata al Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria il direttore del carcere ha chiesto lo spostamento urgente dei sei giovani. Il settimo coinvolto nella vicenda, minorenne la notte dello stupro, nei giorni scorsi era stato scarcerato dal gip e affidato a una comunità. Nel rapporto, si dice che i detenuti sono «invisi» agli altri reclusi e che «per prevenire azioni destabilizzanti se ne chiede con urgenza l’immediato allontanamento». Nelle prossime ore dal Dap dovrebbe arrivare il via libera al trasferimento.
Fuori dalle celle il clima, comunque, non è migliore: anche le famiglie dei sei sono vittime di insulti e intimidazioni. La rete — divisa tra il disprezzo per il branco e la caccia perversa, stigmatizzata dal ministro Salvini, al video girato da Angelo Flores, il leader del gruppo che ha ripreso le violenze col cellulare — ha preso di mira anche genitori e fratelli dei ragazzi.
Leggi anche: La piccola Kata sepolta nell’albergo: rapita per una scambio di bambine. Le tremende novità
Centinaia le minacce di morte e i commenti volgari denunciati alla polizia, che dovrà anche provare a risalire a chi, nei giorni scorsi, ha realizzato i profili fake dei presunti stupratori e a chi ha postato le loro foto dandole in pasto a milioni di persone e alimentando un odio ormai virale. Il caso ha avuto un’eco enorme. Tanto da coinvolgere anche personaggi dello spettacolo come il cantante Ermal Meta che, dopo aver augurato la galera ai violentatori, ha pubblicato i racconti a lui mandati dalle vittime di abusi e ieri ha rivolto un appello alla premier Giorgia Meloni: «Non crede sia giunto il momento di far finire questa mattanza?».
Dopo la decisione del tribunale del Riesame, che ha confermato il carcere per Flores, Gabriele Di Trapani e Christian Barone, i primi tre denunciati dalla vittima e identificati dai carabinieri, compariranno a breve davanti ai giudici della libertà anche gli altri tre arrestati: Christian Maronia, Samuele La Grassa e Elio Arnao. Ormai hanno perso l’aria spavalda ostentata sui social, dove in decine di video, col sottofondo di musica trap e neomelodica, occhiali da sole a coprire il viso da ragazzini, nike costose, vistosi tatuaggi e cappellino, si riprendono davanti allo specchio o mentre scorazzano in moto in città. Tra lacrime e mezze ammissioni hanno risposto al gip nel corso dell’interrogatorio di garanzia. Qualcuno ha chiesto scusa alla vittima.
Chi, incastrato dal video non ha potuto negare di aver avuto rapporti con la ragazza, ha tentato di addossare le colpe a Flores, che li avrebbe convinti ad appartarsi con Francesca sostenendo che la ragazza non fosse nuova a rapporti di gruppo. La strategia difensiva potrebbe ora mirare a screditare la 19enne. Agli atti del procedimento sarebbe stata depositata una vecchia consulenza del tribunale dei minori (Francesca, orfana di madre e cresciuta senza padre, ha passato anni in una comunità) in cui si insinuano dubbi sulla sua affidabilità. Una valutazione a cui risponde la perizia disposta dalla Procura di Palermo guidata da Maurizio de Lucia che, invece, pur sottolineando la fragilità emotiva della giovane, elemento che per l’accusa aggrava le condotte degli indagati, ne ribadisce l’assoluta idoneità a testimoniare.