Destituita professoressa dopo 24 anni di servizio: “Metteva voti a caso”. Lei invoca la libertà di insegnamento ma senza successo

Empty School classroom

Troppi anni di assenza e programmi inesatti. Prof di filosofia di una scuola secondaria di Chioggia è stata destituita dal suo incarico. Aveva lavorato 4 mesi su 24 anni servizio. Gli ispettori inviati dal Miur avevano inoltre riscontrato una serie di imprecisioni durante la stesura dei programmi e di incongruenze con l’effettivo insegnamento della materia.

Il fatto

Ha insegnato solo 4 mesi su 24 anni di pseudo servizio. E in quei 4 mesi ha provocato lamentele da parte degli studenti, tanto da farsi poi destituire dagli ispettori. Secondo quanto riscontrato la donna non solo sarebbe stata impreparata, ma ci sarebbe stata anche una certa casualità nell’assegnazione dei voti. Non solo, la prof si presentava anche senza i libri di testo.

La Cassazione

Ora la Cassazione ha confermato la destituzione per questa docente bollata di “inettitudine permanente e assoluta” malgrado il tentativo della ‘prof’ di rifarsi alla “libertà di insegnamento”.

“La liberà di insegnamento in ambito scolastico – sottolinea la Cassazione che ha respinto il ricorso della professoressa contro il ministero – è intesa come autonomia didattica diretta e funzionale a una piena formazione della personalità degli alunni, titolari di un vero e proprio diritto allo studio”. “Non è dunque libertà fine a se stessa, ma il suo esercizio – prosegue il verdetto 17897 della Sezione Lavoro – attraverso l’autonomia didattica del singolo insegnante, costituisce il modo per garantire il diritto allo studio di ogni alunno e, in ultima analisi, la piena formazione della personalità dei discenti”. Ad avviso degli ‘ermellini’, dunque, il concetto di libertà didattica “comprende certo una autonomia nella scelta di metodi appropriati di insegnamento” ma questo “non significa che l’insegnante possa non attuare alcun metodo o che possa non organizzare e non strutturare le lezioni”.

L’ispezione del Miur

A sollecitare l’ispezione del Ministro è stata la dirigente scolastica della scuola di Chioggia, dove la prof – destinataria di assegnazione annuali in quanto moglie di un ufficiale della Gdf – prestata servizio. La docente, secondo il rapporto, era disattenta nei confronti degli alunni durante le interrogazioni. Usava continuamente il cellulare con messaggistica.

In una classe, aveva utilizzato le foto del libro di testo che servivano per fare la verifica in un’altra classe. Mentre interrogava, capitava che si mettesse a parlare con uno studente diverso da quello che doveva rispondere. Altra accusa formulata dal Miur anche la “scarsa cura delle lezioni”, poiché, tra l’altro, “non aveva il libro di testo che prendeva in prestito temporaneo dagli alunni”.

Accertate pure “le gravi imprecisioni nel redigere i programmi finali delle classi quarte (ad esempio, programma e numero di ore diversi da quelli effettivamente dedicati alle spiegazioni, argomento su Hegel in realtà mai trattato in classe)”. Insomma il monitoraggio delle tre ispettrici inviate dal Miur, condotto nel marzo 2013, culminava nel “concorde giudizio” sulla “assenza di criteri sostenibili nell’attribuire voti, la non chiarezza e confusione nelle spiegazioni, l’improvvisazione, la lettura pedissequa del libro di testo preso in prestito dall’alunno, l’assenza di filo logico nella sequenza delle lezioni, l’attribuzione di voti in modo estemporaneo ed umorale, la pessima modalità di organizzazione e predisposizione delle verifiche”.

Pertanto la Cassazione ha confermato la destituzione, come già stabilito dalla Corte di Appello di Venezia nel 2021. In primo grado, invece, il Tribunale nel 2018 aveva dichiarato illegittimo il provvedimento di destituzione ritenendo che nonostante “la disorganizzazione e faciloneria” della docente, l’ispezione di tre giorni fosse un periodo di osservazione “troppo breve” per certificare “una inettitudine assoluta e permanente”.

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